giovedì 17 ottobre 2013



di Elisabetta De Dominis


Enrico Letta si svegliò con la fronte imperlata di sudore: gli era apparso in sogno Giulio Andreotti sorridente, senza gobba, corpo tonico.
“Caro Enrico, l’inferno esiste davvero. Non ti resta che pregare tutta la vita, come ho fatto io, per salvare la tua anima”.
“Caro Giulio, finché sono vivo, devo salvare il corpo”. “Appunto, Enrico, le due cose sono collegate. Ti spiego: qui è un godimento continuo, che tu in quel di Roma non puoi neanche immaginare. E tutto grazie al fatto che andavo a messa tutti i santi giorni.  Lì ero diventato intimo del parroco e tutti i fedeli se ne erano accorti tanto che gli lasciavano per me delle suppliche di sistemare i loro cari. Ero un dio in terra e, come tutti gli dei, feci del mio meglio per esaudire le loro preghiere e non essere dimenticato una volta nell’aldilà. Dio è misericordioso; e io non sono mai stato a guardare se le preghiere venivano da persone oneste o da mafiosi: l’importante era esaudire i bisogni dei raccomandati. Tanto ho fatto che ho totalizzato il maggior numero di preghiere: ho raggiunto l’apice e Dio qui neanche lo vedo”.
“Vuoi dire che te la spassi alla grande?”
“Certo, Enrico, da far invidia a Berlusconi. Ma non dirglielo. Altrimenti, se arriva anche qui, finisce la pacchia”.
E’ stata una folgorazione: Enrico capisce che deve fare proseliti seduta stante. Ma, con i tempi che corrono, ha bisogno dapprima di mettere tutti d’accordo nel suo governo e quindi pensa a una conversione di massa. Se tutti diventano buoni come Dio, poi sarà più facile fare insieme dei miracoli. Perché per continuare sulla via tracciata da Andreotti, con quel diavolo di Grillo in circolazione che non permette di intascare nemmeno la diaria, occorre davvero operare un’illuminazione sul gruppo di governo. Tipo far scendere lo Spirito Santo. E come, dove? Si chiede Letta angosciato per una giornata intera. All’ora di cena saluta tutti, ma non va a casa, bensì a consultare un guru della comunicazione, stando ben attento a non essere seguito perché i democratici non avrebbero mai permesso si rivolgesse a un soggetto simile anziché a loro sempre così democratici nel confronto verbale, empatici e diretti.
Per la verità in un primo momento Enrico aveva pensato di rivolgersi a uno psicanalista di chiara fama, ma poi aveva scartato l’idea perché non aveva 15 anni a disposizione per l’analisi. C’era da sperare in un lustro al massimo, dopo tutto lo spreco di tempo fatto dalla vecchia Dc. Qualcuno gli aveva anche parlato dell’ipnosi regressiva, dandogli l’indirizzo di un ottimo terapeuta new age, ma quando aveva saputo che era tedesco, aveva temuto fosse una spia della Merkel. Insomma, lui non aveva bisogno di rivivere il suo passato di cui, servizio politico a parte, non poteva lamentarsi di nulla né ascriversi alcuna colpa. I fatti, anzi, avevano dimostrato che proprio il suo condursi politico, sempre un passo indietro, l’aveva alfine condotto alla meta agognata. 
Il guru della comunicazione sfoggia il suo sistema infallibile: la maieutica mutuata da quella socratica. Lo sfinisce con domande per 3 notti consecutive, considerato che non ne sa mezza e deve tirargliela fuori di bocca la soluzione. Alle 3 del mattino dell’ultimo giorno Letta partorisce l’idea di un ritiro spirituale al fine di infondere coesione di gruppo nella forze centrifughe della squadra governo. “Per far spogliatoio - spiegherà ai suoi – questa domenica si va in convento!”
Speriamo che venga a tutti la sindrome dello spogliatoio, così lo Stato non andrà a puttane.

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